“Come ogni mattina al risveglio, nella penombra della mia camera notavo appena le sagome dell’arredamento. Mentre riprendevo coscienza della realtà che mi circondava con un senso di benessere, per quel che intravedevo. Così stabile che mi rassicurava nella quasi incoscienza e la memoria ancora un po’ addormentata, mi diceva che ero in un luogo familiare e che era lo stesso nel quale ero scivolata nel sonno ore prima. Ma improvvisamente ho spalancato gli occhi con un senso di angoscia come per volermi accertare che non sognassi ancora! Da qualche parte nella mia memoria si erano riaffacciate delle immagini viste in TV. Improvvisamente vedo tante persone che guardano le macerie della propria abitazione crollata o spazzata via dalla Natura. Persone diverse ma con lo stesso sguardo sperso e disperato cercano tra i ruderi ancora in piedi. Dove si intravedono brandelli di suppellettili coperti di polvere che poco tempo prima erano arredi ed oggetti che adesso avevano l’apparenza di taciti e feriti testimoni della vita in quella casa ormai distrutta. Ho immaginato se questo fosse successo a me, sopravvissuta, quasi catatonica a guardare intorno a me la distruzione, intenta a cercar disperata tra le confuse macerie della mia casa! E appena mi fossi sentita cingere le spalle da qualcuno pronto a consolare il mio dolore. Sostenermi per riprendere il respiro di una rinascita, sulla via della speranza e del futuro.”
Quasi tutti i giorni ci giunge notizia della scoperta di geni iscritti nel nostro DNA preposti per questo o quel comportamento. Certune qualità, vizi, predisposizioni a dare o ricevere benessere come evidenziato da recenti ricerche sul gene dell’egoismo.
Tutto questo implica però che esista pure il gene dell’altruismo che, a ben vedere, è molto più funzionale se distribuito ad ampio raggio. Riflettevo quanto l’altruismo e la generosità che animano i volontari di ogni paese nel mondo, siano una risorsa indispensabile e quanto promuova benessere individuale o collettivo, nel tentativo di riportare un equilibrio a ciò che è stato compromesso da un evento drammatico.
Volontari che, nella vita quotidiana, si prendono cura di chi è malato, o impossibilitato a raggiungere un ospedale, o un pronto soccorso, o un ambulatorio. Che si prodigano instancabilmente nell’assistenza anche dei tanti animali reietti, feriti, affamati e “orfani”.
A quei volontari attivi nelle catastrofi ambientali i quali condividono le stesse difficoltà degli sfollati, nel vivere dentro una tenda con una brandina per letto e che condividono per un certo periodo le stesse drammatiche difficoltà. Ma che a differenza di chi ha perso la propria casa o i propri affetti, una casa e degli affetti li hanno da qualche parte che li attendono, finita la loro missione.
Promuovere benessere è rendere onore all’altruismo e di riflesso a tutte le persone portatrici di quel gene, così disinteressate, generose, magnanime, preziose risorse fondate sull’amore e la volontà, grazie a ciò che veramente ci appartiene: il proprio tempo.
Se dovessero essere ripagati in moneta o regolarmente stipendiati, non ci sarebbero risorse economiche sufficienti. Questo porta ad un’ulteriore riflessione sul gene dell’egoismo così indivisibile dalla parola “economia”. Per avidità e profitto si è economizzato su materiali edili e la sicurezza delle costruzioni, favorendo così ancora morte e distruzione. Tutto questo, in una visione amplificata, porta necessariamente a pensare a ben altra “economia” e alla crisi su scala mondiale. Dove uno dei significati del termine “economia” parla di “attività umana volta a mettere a frutto beni e risorse naturali per la produzione e distribuzione della ricchezza sulla società“. Ma se adesso dobbiamo fare i conti con una crisi tanto vasta, cos’è che è andato storto? Un’economia fondata sullo sfruttamento esasperato delle risorse del Pianeta piuttosto che sul suo buon uso e proficua distribuzione, essa non farà altro che promuovere malessere e incertezza nel futuro, dal momento che i Molti, istigati dai Pochi a mirare al superfluo, nell’accumulare sempre più avidamente, ciechi ed incapaci d’essere contenti di quel poco di più del necessario.
Tutto questo non fa altro che sottolineare quanto sia essenziale ed auspicabile una maggior cura della relazione fra le persone. Unite non da “valori” che abbiano impressi simboli numismatici, ma da quei valori tesi alla comprensione, al sostegno reciproco, per promuovere così salute e benessere, non solo per gli Stati dei quali siamo membri ma a tutto quanto il Pianeta sul quale siamo ospiti.
(Psy Dr Laura De Pasquale)
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